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Ciro Discepolo | Personaggi | Margherita Hack

 

Margherita Hack
di Ciro Discepolo


A 22 anni, nel 1970, assolsi gli obblighi di leva prestando servizio militare presso il Gruppo Missili Hawk di Latina e venendo così a conoscenza del significato del misterioso (per me) termine inglese: uccello rapace. Più tardi quando lessi, per la prima volta, sulle pagine di "Repubblica", il cognome del direttore dell'osservatorio astronomico di Trieste, cacofonico rispetto al primo, non badai alla c al posto della w e omisi di notare che questo era Hack. Perciò devo delle scuse al soggetto: avevo associato le due cose. In realtà Hack, come ho poi scoperto consultando il vocabolario, è lontanissimo dal primo significato e va tradotto invece come "scribacchino, scrittore mercenario".

Non intendo comunque tediarvi ulteriormente sui lapsus etimologici da me prodotti né sul fatto che tale nome è tanto lontano dalla squisita veracità della toscanissima Margherita Hack. L'oggetto di questo intervento è un altro: parlare della relazione che la professoressa citata ha pubblicato sul numero 88 de "I problemi di Ulisse", la rivista monografica pubblicata da Sansoni e diretta da Maria Luisa Astaldi. Il pezzo, che si sviluppa su otto fitte pagine, vuole dimostrare, come dice il titolo, "L'inconsistenza scientifica dell'astrologia" e fa parte della prima raccolta ufficiale di atti del Comitato fondato da Piero Angela nel 1978 per dimostrare l'infondatezza della parapsicologia, dell'astrologia, ecc. E devo confessare che ho iniziato a leggere detta monografia, intitolata "Scienza e Mistero", con una certa apprensione, prefigurandomi un contenuto altissimo, sul piano culturale e scientifico, quale appunto ci si può attendere dal lavoro di 21 menti selezionate. Ho letto l'intervento di Margherita Hack, poi l'ho riletto e letto ancora. Qualcosa dev'essermi sfuggita perché sia in rapporto al titolo che ai propositi più volte dichiarati dai membri del tribunale speciale già citato, mi sarei aspettato di consultare uno scritto in chiave scientifica ovvero che, partendo da un metodo e proseguendo lungo i binari di una definita visione epistemologica del problema, giungesse a una dimostrazione scientifica dell'inconsistenza dell'astrologia. Mi apprestavo perciò a prendere visione di diagrammi, a venire a conoscenza di prove effettuate o di attacchi specifici a ciò che, bene o male, gli astrologi hanno fatto soprattutto in questi ultimi anni. Oppure avrei pensato di trovare una dissertazione, su basi di filosofia della scienza, dell'inconsistenza dell'astrologia in chiave galileiana o popperiana. Invece Popper viene citato solo di sfuggita ("l'astrologia si rifiuta, perché, al contrario della scienza, è vaga nei suoi responsi, e non è falsificabile" ...) e senza dimostrazione alcuna del contenuto della citazione stessa. Devo dire che invece il pezzo, da un punto di vista letterario, è ben scritto e denota l'impegno dell'autrice che deve avere speso almeno un intero pomeriggio per comporlo. Si tratta comunque, a mio avviso, di uno scritto letterario e non scientifico, simpaticamente di trattenimento, che potrebbe leggersi sorseggiando il tè tra buone signore dell'alta società. Non manca di umorismo, è sciolto nello stile, denota la buona cultura dell'autrice, è giornalisticamente architettato bene, è ricco di citazioni, ma manca di una cosa importante: la struttura scientifica. Potrei sbagliarmi, ma facciamo giudicare agli altri. Dunque il titolo è "L'inconsistenza scientifica dell'astrologia" e per dimostrare tale inconsistenza Margherita Hack propone i seguenti argomenti: 1) Breve storia dell'astrologia redatta in chiave personale. 2) Confronto tra l'astrologia e la marchesa d'Urfè che era "il più seducente seno di Francia, quarant'anni prima". 3) "Come mai di tre bambini nati nello stesso momento e luogo, con gli stessi segni nelle medesime Case e insomma col medesimo oroscopo, uno diventa un poeta, l'altro un commerciante e il terzo un barbone?". 4) La tesi di un certo Franco Sizzi, fiorentino dei secoli passati, che sosteneva l'impossibilità che ci fossero più di sette pianeti nel nostro sistema solare, giacché soltanto sette sono le finestre della testa umana (narici, orecchi, occhi e bocca). 5) "Gli astrologi non sono d'accordo nemmeno sulla definizione stessa d'astrologia", e seguono metodi e scuole differenti. 6) L'impossibilità di sovrapporre segni e costellazioni in rapporto alla precessione degli equinozi, "che non finisce di confondere gli astrologi". 7) "L'inadeguatezza culturale degli astrologi", che secondo la professoressa Hack salta agli occhi leggendo un testo che la stessa (deve sognarlo anche di notte) continua ad attaccare da anni. 8) Parallelismo tra gli astrologi e i tragoponi e i tarassaci, piante vaganti nell'aria che si possono disfare con un soffio. 9) L'attitudine degli astrologi che "sgattaiolano via nei meandri muschiosi della simbologia, o in quelli pisciosi della psicanalisi, tirando in ballo l'immancabile Jung, e fingendo di capire il significato delle sue misteriose sincronicità". 10) "L'astrologia, dietro i termini apparentemente tecnici e presi in prestito dall'astronomia, in realtà maschera dei sogni infantili, di carattere animistico e mitologico, e una difesa contro ancestrali paure". 11) La sconfitta dell'astrologia, da parte dell'astronomia. 12) L'astrologia, che è fatta di niente come una cometa, è terminata in un disastro, "dal greco Dys-Astèr = cattiva stella".

Dunque questi gli argomenti che dimostrano "l'inconsistenza scientifica dell'astrologia". Avrei voglia di dire: "Via, Signora, siamo seri!", ma, quando ci riesco, sono contro le semplificazioni e allora tenterò di rispondere "articolatamente".

L'uso che fa la Hack della storia e, in particolare, della storia dell'astrologia ci fa chiedere quali siano le competenze del soggetto in proposito e se non siano più validi, sotto il profilo storico-epistemologico, i testi di Boll, Garin, Peuckert, riconosciuti universalmente come dei classici.

In materia di seni non sono un esperto e non potendo chiedere consulenze a Fellini, chiederò alla Hack: "Cosa c'entrano le mammelle con l'inconsistenza scientifica dell'astrologia?".

Riguardo ai tre bambini con lo stesso oroscopo e divenuti poi uno poeta, un altro barbone e l'altro commerciante, devo dire che non ci credo. Comunque l'autrice non ha prodotto prove come invece si dovrebbe fare quando si vuole procedere scientificamente. Sono invece state prodotte prove, vedi gli esperimenti di Vernon Clark (Jacques Sadoul - L'enigma dello Zodiaco - Palazzi), che gli astrologi sono in grado di riconoscere, dalla semplice osservazione dei cieli di nascita, le diverse professioni di soggetti esaminati, distinguendo addirittura una prostituta da un bibliotecario nati a sole cinque ore di distanza tra loro.

Che dire del fiorentino Francesco Sizzi e delle sette finestre (o mancanze?) della sua testa? Le pecore nere sono in ogni famiglia e speriamo che la nostra perseverante nemica non voglia farci il torto, come dice Barbault, di confondere i cattivi astrologi con l'astrologia. D'altra parte, in pari modo, non ci risulterebbe eccessivamente difficile nominare i tanti mongoloidi che tra gli astronomi del passato hanno vomitato vongole come quelle del Sizzi, senza per questo invalidare l'astronomia.

Cosa dovremmo dedurre? Che la medicina è per i creduloni? E non ci sono forse "scuole" differenti anche sugli argomenti buchi neri e della nascita dell'universo?

Ed eccoci al cavallo di battaglia: la precessione degli equinozi che secondo il soggetto "non finisce di confondere gli astrologi". Ma qui, se confusione c'è, è solo dalla parte degli astronomi: sono secoli e secoli che continuiamo a dichiarare che lo "spazio di nostra competenza" è quello relativo ai segni e non alle costellazioni e se gli astronomi continuano a fare orecchie da mercante su questo punto, non è colpa nostra.

Sull'inadeguatezza culturale degli astrologi, beh, ci sarebbe molto da dire. Escludendo chi scrive, per motivi di buon gusto, e non andandosi a scegliere "campioni" tra gli sciamani, mi permetto di dubitare che la cultura della nostra sia superiore a quella di un Barbault, di un Rudhyar o di tantissimi miei rispettabili colleghi nazionali ed internazionali. A meno che il soggetto non intenda riferirsi specificamente alla cultura astronomica. In questo caso però potremmo, ben a ragione, parlare di inadeguatezza culturale degli astronomi in materia di astrologia.

Per i tragoponi e i tarassaci, a parte il notare la inaspettata preparazione botanica dell'astronoma Hack, dobbiamo registrare che, come per le mammelle, non cogliamo il nesso e seppure vi fosse non sarebbe comunque un argomento scientifico.

Lo step numero 9) è un capolavoro, un pezzo a parte. Dunque, apprendiamo, gli astrologi sono soliti scivolare "nei meandri muschiosi della simbologia". Cosa intende stabilire Margherita Hack? Un presunto primato qualitativo della cultura scientifica rispetto a quella simbolico-analogica? Forse che una legge di Keplero valga due paragoni poetici di Shakespeare? Il simbolismo è il simbolismo e basta, senza altri aggettivi. Legga l'autrice, in proposito, il dottissimo intervento di Francesco Mei, stranamente pubblicato poche pagine più avanti dal suo. Dai meandri muschiosi della simbologia passiamo a quelli "pisciosi della psicologia". E qui siamo stati costretti a mettere un punto e a consultare il Devoto e Oli. "Piscioso": imbrattato di piscia. Inutilmente abbiamo cercato altre possibili spiegazioni: il soggetto ha inteso dire proprio quello. Una nota di nostalgia, lo confessiamo, ci ha presi e abbiamo pensato a Freud, a Jung, a Adler, a Ellenberger, a Fromm, a Musatti e a tantissimi altri e ai decenni di loro studi miserevolmente finiti nella "piscia". Certo questi uomini, soprattutto i primi, hanno dovuto forzare il pensiero allora corrente per imporre le nuove idee e più di una volta hanno incontrato l'aperta ostilità di chi non la pensava come loro, ma a queste latitudini, crediamo, non erano mai atterrati. Margherita (mi scusi la confidenza, ma il Suo gergo schietto mi invita a prendermi qualche libertà, seppure del tutto riguardosa), dice poi che gli astrologi "tirano in ballo l'immancabile Jung, fingendo di capire il significato delle sue misteriose sincronicità". Perché "fingendo di capire"? Sono forse handicappati gli astrologi da non riuscire a capire ciò che può capire lei? E perché dice "misteriose " sincronicità? La sincronicità di Jung è misteriosa finché non viene studiata e comunque non mi sembra che la Hack sia particolarmente accreditata per pronunciarsi in materia di psicologia.

Al punto 10), a mio avviso, l'autrice incappa in due errori palesi: innanzitutto l'astrologia non prende a prestito termini dell'astronomia ma, se mai, il contrario essendo nate le due discipline cronologicamente nell'ordine e poi anche qui, facendo l'autrice un'improvvisata analisi sociologica dell'argomento "astrologia", si espone alle critiche di dilettantismo in una materia che non è la sua.

L'argomento successivo è la "sconfitta" dell'astrologia da parte dell'astronomia. Non si vede, a questo proposito, perché debba parlarsi di "sconfitta" in una discussione che vuole essere, secondo le intenzioni dichiarate dalla relatrice, scientifica. E poi vi è palese contraddizione: più avanti nel testo citato, a pag. 93, è scritto che l'astrologia è in pieno boom, che negli Stati Uniti conta 30 milioni di credenti e in tutto il mondo sarebbe la "religione" più diffusa. Non è vero d'altra parte che sono le classi meno colte a fruirne, come risulta da statistiche che possiamo produrre.

Lo stesso dicasi del punto 12) dove si parla di "disastro" dell'astrologia e dove la nostra conclude con l'immagine poetica di una cometa "fatta di niente".

Maggior spazio, come detto innanzi, avrebbe meritato invece il discorso su Popper. Dunque secondo Margherita Hack l'astrologia non è scientifica, al pari della psicanalisi e della teoria marxista della storia. Ma allora cosa dire delle statistiche di Gauquelin e di Choisnard (e delle nostre, se ci è permesso), nonché di quelle di Addey e degli esperimenti di Vernon Clark? Perché non si è parlato di ciò? L'inconsistenza scientifica dell'astrologia si può dimostrare solo su questo piano e giammai su quello delle battute di spirito.

Ma i nostri nemici "viscerali", come li definisce il fisico Marcello Cini su "Il manifesto", evitano tali argomenti o se li toccano è per falsificarli (non nel senso popperiano, ma in quello delle omissioni e dei travisamenti dolosi, vedi a tal proposito il libro di Ugo Volli).

Confrontando lo scritto in oggetto con i precedenti attacchi "viscerali" della Hack, che sembrano diretti più verso gli astrologi che verso l'astrologia e che viaggiano ad anni luce di distanza dal sereno e apprezzabile articolo di Alessandro Bausani, sempre su "Scienza e Mistero", non si vede dove sia il contributo originale e augurabilmente costruttivo che ci si aspetterebbe di trovare, a distanza di anni, nel pensiero di chi ha scelto stabilmente la lotta all'astrologia come altri combattono la lue o la fame nel mondo.

Un'ultima considerazione. Non ho detto e non dirò che intendo evitare la polemica: ci vuole anche questa e soprattutto quando nasce come "risposta". Non posso, per esempio, non essere polemico quando Margherita Hack, nel saggio citato, dice che gli astronomi che hanno abbandonato l'astrologia hanno guadagnato in dignità. Cara Margherita Hack, il rispetto che porto generalmente per le persone più anziane di me e che è dovuto alla convinzione della loro maggiore maturità nei miei confronti, non m'impedisce di chiederLe, in questa occasione, di porgere la mano per lasciarsi dare una bacchettata da me che potrei esserLe figlio: la dignità, dovrebbe saperlo, non si acquista con i titoli accademici, né tanto meno col trincerarsi al di là della cittadella della scienza ufficiale. La dignità, cara Professoressa, senza voler fare della retorica, può averla più di Lei tanto un contadino che semina con la luna piena quanto un aborigeno dell'Australia, per cui in futuro, quando continuerà a sparlare di noi, Si ricordi che l'ascoltiamo e che se possiamo sorridere dei seni della marchesa d'Urfè non potremo invece fare altrettanto allorché continuerà a scivolare dal piano rigoroso della polemica dottrinale a quello umorale del tentativo di linciaggio morale delle persone.

Ciro Discepolo

 

Pubblicato nel libro Astrologia sì, astrologia no, di C. Discepolo e F. Passariello, Capone ed., 1982






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