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Eduardo De Filippo
di Ciro Discepolo


Forse sarà per il suo viso scavato o per l'insieme del suo fisico che appare come se stesse sul punto di macerarsi, o per l'età avanzata o, ancora, perché già due volte in passato si è temuto per la sua vita, che oggi la gente va ad assistere alle rappresentazioni di Eduardo De Filippo con una certa apprensione, quasi con lo spirito di chi assiste all'ultimo spettacolo... Molti si chiedono dove prenda tanta energia e se il suo grande cuore malato continuerà ancora a battere a lungo, a dispetto dei "coccodrilli" che già due volte hanno scritto il suo necrologio e l'hanno poi dovuto mettere da parte. Chi si appresta a leggere queste brevi note cercando una risposta in tal senso, perde il suo tempo e farà bene ad investirlo altrimenti, dacché l'astrologia non è in grado di divinare la lunghezza di una vita, bensì di definirne il profilo.

Su Eduardo è già stato scritto tanto e tutti quelli che ci si sono cimentati hanno provato sempre lo stesso imbarazzo che esprime la difficoltà di parlare di un mito, soprattutto quando questo mito è vivente. E sul fatto che Eduardo rappresenti un mito non ci possono essere dubbi tanto è vasta l'eco di ovazioni ch'egli riceve da ogni parte del mondo e da ogni classe sociale, dal pubblico come dal critico, dai vecchi come dai giovani. Le molte onorificenze ricevute, le lunghe file di prenotazione ai botteghini quando in cartellone vi è una sua commedia, i fan che lo seguono in "trasferta", sono solo pochi fra i tanti segni con cui la gente cerca di esprimergli la propria entusiastica ammirazione.

Accanto alle ovazioni, però, è doveroso segnalarlo, si levano anche varie critiche sull'Eduardo uomo che, a detta di alcuni a lui vicini, è spesso duro e tirannico. Cerchiamo, dunque, esplorando il suo tema di nascita, di addentrarci nel mistero Eduardo e di dipanarne qualche meandro.

Il grande attore, autore e regista, è nato a Napoli, il 24 maggio 1900, alle ore 22 circa. Gran parte del suo dramma umano, leggibile tra le rughe del suo volto e tra i simboli del suo oroscopo, è cominciato proprio con la nascita: lui ed i suoi fratelli Peppino e Titina vennero al mondo con il cognome della madre e soltanto da pochi anni hanno riconosciuto pubblicamente in Eduardo Scarpetta il proprio genitore. Fu Giorgio Bocca che per primo, su Il Giorno del 5 marzo 1961, ne parlò pubblicamente e rese ufficiale ciò che, fino a quel momento, si era soltanto sussurrato nei corridoi.

L'assenza di un padre da dichiarare fu certamente assai sentita dal giovane sensibile, che dovette subire anche l'umiliazione di un trattamento diversificato rispetto ai fratellastri, figli legittimi del commediografo napoletano (per alcuni anni Eduardo lavorò con la compagnia di Scarpetta). Scrive Silvio Bertoldi su Oggi n. 45 del 1966: "Scarpetta non fu un padre amoroso, né imparziale. Altri suoi figli, legittimi, ebbero tanto (e in modo troppo evidente) più dei De Filippo". L'amarezza che ha portato Eduardo nel cuore per tanti anni, la ritroviamo nelle parole di De Pretore Vincenzo:

Signore (a De Pretore): "Tu ti chiami Vincenzo?".

De Pretore: "Sì".

Signore: "E di cognome?".

De Pretore: "De Pretore".

Signore: "Tuo padre?".

De Pretore: "De Pretore... era il cognome di mia madre. Sono di padre ignoto".

Signore: "Che significa: ignoto?".

De Pretore: "Non lo capisco nemmeno io. È un modo per indicare un figlio avuto da una donna che non sia la propria moglie legale. È uno sbaglio, secondo me. Perché un padre deve esistere per tutti. In nessun campo la parola "ignoto" dovrebbe trovare la sua applicazione. Di veramente ignoto non esiste niente. Chi cerca trova. La televisione, vent'anni fa, non esisteva. E la bomba atomica? Chi la conosceva? Per questi figli particolari si dovrebbe dire: "Figlio di un padre che si è nascosto per non andare in galera".

E in Filumena Marturano, a Domenico Soriano che chiede alla protagonista chi dei tre figli è il suo, questa risponde: "Hann''a essere eguale tutt''e tre!".

La scuola di Eduardo è la vita stessa: "Ho assorbito avidamente, e con pietà, la vita di tanta gente" e i propulsori della sua vena artistica sono i sentimenti: "Tutto ha inizio, sempre, da uno stimolo emotivo: reazione a un'ingiustizia, sdegno per l'ipocrisia mia o altrui, solidarietà e simpatia umana, ribellione contro leggi superate, sgomento...".

Da giovane il futuro portavoce del teatro italiano nel mondo, si recava spesso ad assistere ai processi nel tribunale di Napoli e lì nascevano i suoi personaggi, dalla realtà amara di un teatro dal vivo, teatro nel teatro, essendo Napoli - come qualcuno ha detto - un grande palcoscenico dove la gente è ora pubblico e ora attore.

L'incontro del giovane De Filippo con Pirandello e la successiva collaborazione che ne nacque dovevano avere un'importanza primaria nello sviluppo artistico del drammaturgo napoletano, anche se i critici sono concordi nel ritenere che il suo stile è unico e che non può essere considerato come un'imitazione di quello del maestro siciliano.

A completare la costruzione di Eduardo artista hanno influito non poco i fatti tragici della sua vita, che con periodicità hanno costellato di amarezza i suoi giorni: due matrimoni falliti, la morte della giovane figlia Luisa e, dopo pochi mesi, della seconda moglie, la grave malattia che nel '37 lo tenne tra la vita e la morte per più di due mesi, lasciandolo gravemente minato nel fisico (oggi è costretto a portare uno stimolatore cardiaco), la perdita della adorata sorella Titina, i dissapori con il fratello Peppino...

Come si vede dal suo grafico di nascita, la sua appartenenza al segno dei Gemelli è del tutto secondaria e può illuminare tutt'al più l'indirizzo professionale da lui scelto: il Sole, nei Gemelli, è nella 5ª Casa ed entrambi, segno dei Gemelli e 5ª Casa, corrispondono, spesso, al mondo dello spettacolo. In effetti l'universo astrologico che gira intorno a lui e lo identifica, è centrato essenzialmente in tre punti: le dominanti Saturno, Venere e Marte. Soprattutto l'asse Ascendente-Discendente, tra il Capricorno e il Cancro, che vede troneggiare a oriente Saturno e a occidente Venere, rende lo spaccato preciso dell'anima eduardiana.

Sono due poli che esprimono pienamente altrettanti archetipi di cui sono precisi significatori: Saturno all'Ascendente, in Capricorno, è la severità, l'autocontrollo, il sentimento imbrigliato nella morsa della ragione; Venere in Cancro, alla cuspide del VIIº Campo, è invece l'anima prorompente, la tenerezza aspecifica, la sensibilità per le sofferenze del mondo, la grande partecipazione al dolore umano, l'eco di una coscienza al diapason della vulnerabilità emotiva. Ecco come può essere definito Eduardo: un vecchio e un bambino dentro lo stesso involucro. Il bambino raccoglie, attraverso i suoi sensori, la pietà, la collera, l'amore, con l'entusiasmo del suo animo infantile, e il vecchio pensa poi ad organizzare razionalmente il materiale. Dice Eduardo: "... le idee mi nascono nel cuore prima che nel cervello. Poi ci lavoro su con la mente, e allora ho bisogno dei sensi per rendere le idee concrete, comunicabili, affidandole a personaggi e dando ai personaggi parole per esprimersi".

Ma dov'è il segno della sua grandezza, in che parte del suo oroscopo è riscontrabile la misura raggiunta da questo grande artista? A nostro avviso, la risposta è ancora nel già citato asse. Esso infatti è quello che maggiormente esprime la dipendenza dagli altri e la preoccupazione costante che Eduardo De Filippo ha sempre avuto delle critiche ha senz'altro contribuito in massima parte alla sua crescita. È ciò che gli americani definiscono feedback, ossia processo di controreazione, di correzione ottenuta mediante l'analisi continua delle proprie azioni. È un esercizio che può riuscire soltanto a chi possiede un forte potere autocritico, appunto, nel nostro caso, Saturno in Capricorno all'Ascendente, ma perché esso funzioni occorre anche la molla dell'orgoglio, la paura di subire rimproveri, di essere mal visto e in questo troviamo, come già detto, i valori di dipendenza relativi ai segni Cancro e Capricorno.

Dunque troviamo un'anima sensibilissima, che fa proprie le sofferenze degli altri (Venere in Cancro al Ds) e le esprime in maniera organizzata attraverso le sue opere dirette da uno spirito severissimo (Saturno in Capricorno all'As), che utilizza ogni errore rimproveratogli come fattore correttivo che lo migliora continuamente.

Si dice che egli sia dispotico e duro sul lavoro e ciò trova riscontro nel suo tema di nascita che così lo vuole nell'espressione dei valori saturniani, quando vive la componente razionale della sua personalità. Ma, è giusto sottolinearlo, egli appare soprattutto spietato con sé stesso e incapace di perdonarsi il minimo errore.

Una prova della sua attenzione al giudizio degl'altri la abbiamo se consideriamo alcuni suoi atteggiamenti demagogici degl'ultimi anni, per esempio quando tolse alcune battute che potevano farlo apparire contro l'aborto in De Pretore Vincenzo, nella riduzione ch'egli fece per la TV (La Stampa del 17/1/76).

La terza dominante del suo oroscopo è Marte, anch'esso a uno dei quattro angoli del cielo di nascita, valorizzato dall'As Capricorno, suo segno di esaltazione, e dalla Luna in Ariete. A questa dominante dobbiamo la conflittualità della sua esistenza espressasi soprattutto nella seconda parte della vita (Marte è in IVª Casa). La stessa posizione indica anche l'impegno artistico della sua famiglia.

La disgrazia della figlia è visibile nell'opposizione Sole/Urano-Giove tra la quinta e l'undicesima Casa: la sua adorata Luisella morì il 5 gennaio 1960, all'età di nove anni, per un embolo, mentre giocava a ping-pong, contemporaneamente all'ingresso di Urano nell'8ª Casa (quella della morte) dell'oroscopo del padre, in quadrato a Mercurio in 5ª e mentre Saturno passava sull'As (di Eduardo), in quadratura alla Luna natale. Da notare che il Sole, che nell'oroscopo del soggetto è in Campo quinto, governa l'ottava Casa, in Leone.

Quanto detto finora può spiegare perché "Hadda passà 'a nuttata", la frase famosa con cui Eduardo concluse nel '45 la sua Napoli Milionaria!, si è trasformata, in seguito, nella tragica: "La guerra non è finita, non è finito niente", che meglio esprime la natura di questo grande pessimista che porta Venere nel cuore e Saturno sul volto.

Ciro Discepolo

Pubblicato nel libro Gli astri del successo, Armenia, 1979

 










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