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Ciro Discepolo | Personaggi | Alberto Moravia


Alberto Moravia
di Ciro Discepolo

 


Il regista Rico sogna di girare il suo primo film e vede la protagonista disubbidire alle sue istruzioni ed avanzare nuda verso la macchina da presa fino ad accecare completamente l'obiettivo con il suo pube. Il riferimento analogico è chiaro: l'ottica del regista è saturata, inflazionata, condizionata dal sesso. Siamo nel primo capitolo del romanzo "Io e lui" di Alberto Moravia. In esso, Rico, il protagonista-regista, dialoga per quasi quattrocento pagine col suo organo genitale e ritorna continuamente sul problema per lui più importante: la dialettica sublimazione-desublimazione.

È l'asse polare in cui si confrontano da una parte il sesso, con tutta la sua animalesca energia, e dall'altra le forze che tendono a canalizzare quest'ultima per darle una direzione psichica, per renderla utile in una dimensione umana, in una parola: per sublimarla. Federicus Rex, ovvero ciò che distingue maschilmente il regista Rico, rappresenta la parte-quota di animalità che gl'impedisce di evolvere, la desublimazione contrapposta alla sublimazione raffigurata dai propositi culturali del protagonista. L'uno e l'altro, come immagini riflesse attraverso uno specchio, come differenziati alter-ego di una stessa matrice psicologica, fanno rivivere il dualismo dr. Jekyll - mister Hyde che in ciascuno si polarizza intorno al o ai parametri più significativi della propria psicologia.

Per Rico, ovvero per Moravia, la polarizzazione avviene intorno al concetto di sublimazione: "Processo postulato da Freud per spiegare certe attività umane apparentemente senza rapporto con la sessualità ma che avrebbero la loro molla nella forza della pulsione sessuale. Freud ha descritto come attività sublimate soprattutto l'attività artistica e l'indagine intellettuale. La pulsione è detta sublimata nella misura in cui essa è deviata verso una nuova meta e tende verso oggetti socialmente valorizzati".

È un tema ricorrente nella produzione di Moravia come, per esempio, in Amore Coniugale dove il protagonista, scrittore, in crisi produttiva, afferma: "... Capivo che non aggredivo la carta perché alla sera avanti avevo speso quell'aggressività nell'amplesso; mi rendevo conto che ciò che davo a mia moglie lo sottraevo in eguale misura al lavoro". Il discorso ha una matrice freudiana, matrice che individua una precisa zona di provenienza culturale per l'ultrasettantenne narratore italiano.

Alberto Moravia (Pincherle per l'anagrafe) è nato a Roma il 28 Novembre 1907, alle ore 05.00. È un Sagittario con Ascendente Scorpione e con la Luna in Vergine. Le sue dominanti planetarie sono: Mercurio, Giove e Marte.

Nato in una famiglia benestante della borghesia romana (suo padre era architetto e pittore) il giovane Moravia frequentò dapprima il ginnasio Tasso e poi il liceo che non riuscì a completare essendosi ammalato nel frattempo di una grave forma di tubercolosi ossea che stava per costargli la vita. Soffrì moltissimo per lunghi anni inchiodato in un letto: fu prima al Codivilla, sanatorio di Cortina d'Ampezzo, e poi a Bressanone in convalescenza. Durante i lunghi anni di inattività fisica assorbì avidamente la cultura letteraria di Dostoevskij, Proust, Goldoni, Manzoni, Kafka, Freud, Molière, Shakespeare, e molto altro ancora. Leggeva di tutto e compensava con le fughe del pensiero l'impossibilità di viaggiare, cosa a cui ha sempre tenuto moltissimo come ha dimostrato in seguito quando ha potuto far vivere i suoi valori Giove-Sagittario. A diciannove anni scrisse il suo primo romanzo: "Gli indifferenti".

Da quell'anno la sua produzione letteraria non conosce più sosta, anzi, dovremmo dire, la sua attività culturale dato che sembra essere presente ad ogni dibattito, in ogni petizione internazionale, ai cineforum, al tavolo di presidenza d'ogni sorta di giuria, alle commemorazioni televisive... al punto tale che è stato accusato recentemente di "presenzialismo". Il solo editore Bompiani ha stampato ben 35 suoi libri, impossibile contare gli articoli, le recensioni, i saggi, le prefazioni ai libri, le poesie e persino le favole.

Giovanni Comisso, parlando di lui, ha detto: "sembra più prolifico di una coniglia". Sergio Saviane, il critico televisivo de "L'Espresso" ha una sua idea circa il bisogno di Moravia di scrivere tanto, ma di questo parleremo più avanti, adesso vorremmo riprendere il discorso sulla matrice freudiana del romanziere romano.

Non vi è da meravigliarsi ch'egli si sia avvicinato a Freud, dato l'Ascendente Scorpione risonante con la tematica sessuale, e considerato che quando ciò è avvenuto si era agl'inizi del secolo, nel periodo in cui gli scritti dello psicologo viennese giungevano in Italia accompagnati dallo stesso alone di fascino degli scritti di Joyce e di Kafka (occorre considerare che il Sole in Sagittario è attratto da ogni forma di pensiero "lontano", sia in senso geografico che psichico). Ed è proprio attraverso l'ottica freudiana che si può spiegare la portante psicologica di Moravia.

La sua personalità sembra infatti materializzarsi secondo gli opposti princìpi anale ritenuto-anale rilassato. È ciò che illustra, mirabilmente, André Barbault a proposito dei segni della Vergine e dello Scorpione, entrambi forti nell'oroscopo di Moravia. Indirettamente siamo tornati al discorso della sublimazione e della desublimazione. La prima può essere collegata al segno della Vergine e rappresenta la "costipazione" degl'istinti, l'indirizzamento programmato delle energie; l'altra, relativa allo Scorpione, si gratifica attraverso il rilassamento, la liberalizzazione delle forze istintive e primarie che, secondo il pensiero del padre della psicanalisi, sono di natura sessuale.

Bloccato-rilasciato è stato anche il destino del soggetto sul piano esistenziale: prima costretto a letto per molti anni e poi, ricco, famoso e guarito alla conquista della vita. Indubbiamente la compensazione all'idea di impotenza (Sole e Luna in cattivo aspetto a Marte) e di morte (Plutone in Campo 8°) ha avuto un suo ruolo nell'asmatica produzione letteraria di Alberto Moravia.

Luigi Aurigemma nel suo prezioso volume "Il segno dello Scorpione" Ed. Einaudi, conclude che se vi è realmente un fattore specifico qualificante il segno governato da Marte e da Plutone, questi è l'"energia" ed è proprio così che il romanziere giustifica la sua superproduzione: nell'intervista concessa ad Enzo Biagi su La Stampa del 7/11/'72 la intende sotto il profilo della vitalità. Di altro avviso è, come dicevamo, Sergio Saviane che ha dedicato al nostro un crudele pamphlet intitolato "Moravia desnudo" - Ed. Sugarco, in cui infierisce da più lati.

La cattiveria che talvolta colora le pagine di Saviane fa sorgere il dubbio che nella sua critica vi sia qualcosa di personale, ma alcune frecciate hanno, secondo l'analisi astrologica del tema in oggetto, del vero e vale dunque la pena d'interessarsene. La prima riguarda la motivazione che può giustificare una cosi gran mole di lavoro. Dice Saviane: "Moravia è venale e scrive molto perché vuol guadagnare sempre di più".

Sulla prima parte della sua dichiarazione si può senz'altro essere d'accordo dato che il Sole è sulla cuspide della seconda Casa che alberga anche Venere quadrata a Saturno (avidità frustrata), elementi che indicano, senza tema di smentita, l'esistenza di una natura speculativa volta a utilizzare pragma-tisticamente il proprio intorno. Sull'altra si possono avere dei dubbi. Probabilmente il romanziere trasteverino, come lo ha definito Saviane, scriverebbe tanto anche se non ci fosse la molla del denaro a pilotarlo, dato che i valori astrali in Casa 2ª (opposti a quelli in 8ª, la Casa della morte) sembrano avergli fatto abbracciare il credo: "scrivo, dunque esisto!". Sublimazione-desublimazione, costipazione-rilassamento, morte-creatività: si continua a girare intorno alle stesse valenze di fondo. Ad un'ottava più su (o più giù) confrontiamo ancora la sua creatività letteraria con la sua sterilità umana: non ha figli (Saturno dissonante in Casa 5ª).

La seconda accusa che muove Saviane è quella già citata di presenzialismo, ripresa anche da Enzo Biagi nell'intervista citata: "... dicono che lei, in materia di firme, batte Guido Carli, il cui nome appare su tutti i biglietti messi in circolazione dalla Banca d'Italia. Non c'è manifesto, protesta, petizione, supplica che non riceva un segno evidente del suo consenso". Moravia si giustifica, se così si può dire, affermando che oggi l'intellettuale è più coinvolto di ieri, che l'opinione pubblica lo interroga ed è pronta a puntargli addosso il dito ad ogni segno di latitanza politica.

Tutto ciò è vero, d'altra parte non si può negare che il Sagittario sia un individuo presenzialista e che ami saturare i salotti, e le loro espressioni satelliti, con la sua presenza. L'altra critica mossa dall'autore de I mezzibusti allo scrittore enzosicilianizzato al plasmon, come lo stesso lo definisce, è di essere incoerente sul problema delle donne. Come fa - egli dice - a dichiarare di essere femminista se poi tutti i personaggi femminili dei suoi romanzi sono prostitute - per mestiere o per diletto -, donne sotto giudizio, esseri inferiori? Onestamente, guardando l'oroscopo di Alberto Moravia non si capisce come egli possa essere sinceramente femminista, se non facendo violenza alla sua natura. Sarebbe più credibile un suo femminismo ragionato, strappato alla sua "natura desublimata" con la forza e l'emancipazione dell'intellettuale intelligente. La dissonanza Luna-Marte, nel tema radicale, richiama l'ipotesi di un rapporto negativo con la madre e la certezza di un'ostilità generalizzata verso e/o dalle donne.

Su di un punto non si può essere d'accordo con Saviane, ed è quello del suo giudizio di stupidità rivolto, nel testo citato, a colui ch'egli chiama il romanziere da toilette o il narratore a ostacoli. L'intelligenza è senz'altro il punto di forza di Moravia che ha un bellissimo Mercurio angolare all'Ascendente, in Scorpione, trigono a Saturno e a Nettuno. Difficilmente ci si potrebbe augurare, per se stessi, un'intelligenza migliore. È uno straordinario acume fatto soprattutto di senso dell'osservazione, sostenuto dal rigore della logica (Saturno) e dalla sensibilità percettiva (Nettuno). Egli, come pochi altri, sa guardare dentro una scena ed è per questo che le sue descrizioni sono cosi particolareggiate, al microscopio. Anche i valori Vergine partecipano ad incrementare di lucidità l'intelligenza moraviana ed agli stessi si deve anche il metodo, l'organizzazione, la precisione del soggetto che ogni mattina, abitudinariamente, siede dalle 8 alle 12 alla macchina da scrivere e s'impone un numero di cartelle, pro die, da battere. Sempre restando alla Luna, in decima Casa e lesa da Sole e Marte, vi è da osservare che parte della sua popolarità è in effetti impopolarità, ovvero... antipatia.

Infine vi è da considerare come i temi assai dissonanti, qual è questo, possano dare origine a due destini antitetici: la caduta verticale, sotto il peso delle troppe prove, o la grandezza, sotto la spinta compensatoria di chi caparbiamente non si arrende al destino e sa che solo stringendo con tutta la forza le mascelle riuscirà a farcela. Lo sguardo perennemente preoccupato ed il viso accigliato di Moravia non lasciano dubbi sulle prove ch'egli ha dovuto, e deve ancora superare. Come dice Enzo Biagi: "... egli si porta dietro il sanatorio".

Ciro Discepolo

Tratto dal libro Gli astri del successo, Armenia, 1979

 








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