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Giorgio Armani
di Ciro Discepolo



Jules Renard, lo scrittore francese morto nel 1910, nel suo Journal inédit, scrisse: "Lo stile è dimenticare tutti gli stili". Il dizionario della lingua italiana Devoto e Oli, invece, alla voce "stile" definisce: "Il complesso dei caratteri propri di un artista, di una scuola, di una tradizione". Sono due modi di definire questa parola, anzi, sono due dei molti modi in cui essa potrebbe essere definita. Ma se è difficile definire lo stile, è ancora più difficile definire uno stilista. Se io dovessi scegliere una label, un'etichetta, direi "l'architetto della moda" in quanto tale mi appare, soprattutto, Giorgio Armani. Egli sceglie i colori, li accosta, seleziona materiali diversi, dà loro una forma, si ispira -nelle sue creazioni- al fine utile di ogni cosa, pensa all'estetica ma anche alla funzionalità, insomma progetta integralmente degli oggetti che, una volta nati, porteranno con loro il marchio, inteso nel senso più lato del termine, di chi li ha voluti. Giorgio Armani ha iniziato prestissimo a dimostrare di avere gusto e classe, sin da quando, ragazzino, sceglieva con cura le camicie da indossare. Non c'è, a questo riguardo, un'indicazione precisa nel suo cielo di nascita, un tratto particolare che denunci le grosse qualità apprezzate più tardi dalla critica e dal pubblico di tutto il mondo.

È un Cancro con Ascendente Leone essendo nato a Piacenza l'11 luglio 1934, alle 7.20 del mattino, durante un novilunio. Anche la Luna è, quindi, nel quarto segno zodiacale e precisamente a 13° e 22', a pochi gradi da Mercurio e a circa 11° da Plutone che completa lo stellium nel segno. La dominante del tema è certamente Urano, seguito da Saturno (quest'ultimo è in trono in Aquario, è angolare al Discendente, anche se dal lato meno forte, ed è sesquiquadrato alla Luna). L'aspetto Saturno-Luna riveste un'importanza assai grande nel tema di nascita di Armani perché fa di lui, insieme ai valori di dodicesima Casa, un Cancro "compensato". Il soggetto, infatti, è uno stacanovista dalle giornate interminabili di lavoro, scrupolosissimo e intransigente con i collaboratori.

È il tipo di Cancro che fa pensare all'aggettivo "nazista", non in senso politico, ma per il ridottissimo margine di tolleranza che concede, in tutto, a sé stesso ed agli altri. È dell'indole "tutto o niente" e quando decide di non mangiare più la carne, potete star certi che sarà un rigido vegetariano. Essere Cancro-compensato vuol dire tarpare le ali al sentimento e puntare all'essenzialità, assioma questo che trova perfetto riscontro in Giorgio Armani che nei suoi abiti, soprattutto, toglie tutto l'inutile, quasi con ansia maniacale.

Nei suoi oggetti non può che esserci il suo oroscopo con tutte le valenze positive e negative, oroscopo che mette in luce una bellissima congiunzione Luna-Sole-Mercurio-Plutone in Cancro, segno di bell'armonìa interiore, un Ascendente Leone che colora di regalità e di classe i suoi progetti, una dominante Urano che lo spinge verso le ricerche impossibili, verso le soluzioni d'avanguardia, un trigono Venere-Giove emblema di sensualità gratificata e di "edonismo reaganiano", un Marte e una Venere in undicesima Casa che sono tante frecce al suo arco di architetto della moda. Tutti i suoi astri hanno fatto di lui un grande stilista, ma se è diventato tale deve questo privilegio anche alla fortuna di essere nato in questa epoca. Se avesse sfiorato il bersaglio di soli cinqunt'anni, infatti, non sarebbe certamente quello che è oggi.

Uno dei primi coniatori del vocabolo "stilista" fu Nino Cerruti, un industriale biellese che nel 1965 gli offrì un incarico di responsabilità alla Hitman, industria di confezioni, e che lo presentava come "il mio stilista". Ma Armani si era già distinto alla Rinascente dov'era entrato ragazzo, dopo gli studi liceali, come aiuto fotografo e vetrinista. Ben presto i dirigenti di quei grandi magazzini compresero, però, che il ragazzo aveva della stoffa e, anche per il suo aspetto signorile, lo spostarono all'ufficio acquisti. Lì Armani conobbe le prime emozioni della scelta e lì provò anche l'ostilità dei colleghi che mal digerivano il suo protagonismo leonino ed il suo sperimentalismo uraniano. La sesta Casa in Capricorno può essere, al riguardo, un'indicazione importante.

In seguito non avrà più modo di saggiare le invidie dell'ambiente di lavoro perché diventerà finalmente imprenditore, anche se in società con Sergio Galeotti, un toscano più giovane di dieci anni e con una grinta fortissima. È il 1975, ma sono già anni che il futuro socio lavora, per così dire, "alle gambe" di Giorgio. Fa di tutto per convincerlo a "lasciarsi andare", a non avere "paura di volare", a fare il gran salto. Il nostro è titubante e refrattario, tiene all'impiego fisso e alla tranquillità, da buon Cancro non vuole rischiare e soprattutto è un "cane fedele" al proprio datore di lavoro.

Degl'inizi della sua carriera, da dipendente, ha scritto Natalia Aspesi, in un bellissimo saggio che mi ha fatto da guida sul personaggio: "La sua carriera agli inizi è metodica, non folgorante, in ombra, la buona carriera di un dipendente laborioso che inventa giorno per giorno una professione nuova, negli anni del boom economico, dei miracoli individuali, dell'inizio delle fortune sociali e finanziarie della moda". Ma le lusinghe di Galeotti sono sufficientemente convincenti e così nasce la Armani S.p.A.. Saturno che passa sul Sole e sulla Luna celebra il gran momento, cementando benignamente l'impresa ma incupendo - ne sono certo - i sogni del nostro che comunque tornarono presto alla luce con i primi bilanci e con quelli successivi: 800 milioni di fatturato nel 1975 e 250 miliardi nel 1984, meno di dieci anni dopo.

 

Oggi la società è qualcosa di grosso se solo si pensa che, tra gli altri, essa dà lavoro al Gruppo finanziario tessile di Torino, con 6000 operai. C'è da osservare, comunque, a questo riguardo, che la Armani S.p.A. non si è mai fatta tentare dall'avventura industriale in proprio ed opera, esclusivamente, come società di consulenza: vende progetti, un marchio, ad industriali che eseguono lavori su commissione. Per ogni progetto la Armani S.p.A. percepisce delle royalty proporzionali al numero di oggetti venduti. In questo modo il nostro stilista riesce a diversificare enormemente la sua produzione senza, però, doversi preoccupare della obsoloscenza dei sistemi di produzione o di altri problemi di natura industriale. Ma se lui e, prima, anche il socio Galeotti non entravano pienamente nel circuito produttivo dei propri prodotti, Armani invece oggi segue assai da vicino le vendite, con tutta una catena di negozi ed empori specializzati, in Italia ed in tutto il mondo.

A New York, per esempio, possiedono un palazzetto a più piani nella Madison Avenue. Il mercato americano assorbe solamente il 10%, circa, di tutta la produzione annua, ma è la cassa di risonanza più autorevole ed ascoltata delle molte collezioni presentate ogni stagione dalla società milanese. La stampa americana, autorevolissima, ha sempre dato molto spazio alle genialità di questo italiano bello e signorile che porta sulla propria pelle il marchio dell'italian look. E Armani, da parte sua, è sensibilissimo alla voce della stampa. Appena ha potuto ha messo su un ufficio relazioni esterne guidato dalla giornalista specializzata Barbara Vitti. Inoltre egli ha creduto subito anche nella forza della pubblicità ed in questo settore ha investito, ogni anno, cifre da capogiro. I settimanali politici e d'opinione che un tempo storcevano il naso al mondo della moda, oggi ambiscono moltissimo alla pubblicazione della sua pubblicità che qualifica il giornale e ne formatta l'indirizzo elitario.

Lui ed un gruppuscolo di pochi altri bravissimi stilisti, è riuscito a creare, in pochi anni, la moda del prêt-à-porter, dell'elegante pronto da portare, della couture di gran classe ma su scala industriale. La gente non si preoccupa di dover pagare un venti o trenta per cento in più, su ogni capo, se questo può sfoderare la firma prestigiosa del suo creatore. Dalla cravatta alla pelliccia, dal pullover all'abito da sera, un Armani rappresenta uno status symbol, un segno distintivo di appartenenza ad un mondo elitario, esclusivo, fatto da VIP per superVip. Armani è sinonimo di bello e per questo, come dice Natalia Aspesi, alla Armani sono tutti belli, dalla centralinista all'autista alla segretaria poliglotta al naso originale del titolare. Forse per questo il soggetto non ha mai voluto acquistare quadri e oggetti d'arte: per paura di sbagliare, per paura di mostrare degli "Armani di serie B".

Quando si diventa un mito, come lui, si finisce per targare tutto quello che si ha intorno, perfino l'aria respirata e allora occorre fare attenzione allo sfondo sul quale ci si fa fotografare, al colore della penna che si stringe tra le dita, al dorso dei libri che appaiono alle spalle...

Giorgio Armani è un mito in cui s'identificano milioni di persone, giovani e non più giovani, l'emblema di un successo consolidato che non potrà essere demolito dal tempo e dalle mode. Il futuro davanti al nostro personaggio è brillante e denso di successi: nei prossimi anni Giove transiterà tra il Medio Cielo e l'Ascendente, portando con sé altri onori, altre glorie. Ci sarà anche l'opposizione di Saturno e di Urano al Sole e alla Luna radix, ma sono certo che ciò potrà significare, al limite, soltanto la fine della società in senso legale (Saturno in settima), un incidente di percorso abbastanza prevedibile del resto. Ma nessun transito potrà togliergli quello che già possiede: una fama internazionale immensa, che ha fatto dire ad una commessa di un negozio di New York: "In Italia c'è Armani e il papa".

Ciro Discepolo

Tratto dal libro Come scoprire i segreti di un oroscopo, Editoriale Albero, 1988

 

 

 

 

 

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